giovedì, novembre 27, 2014

Espandere i propri orizzonti



Rifletto, negli ultimi tempi, sul concetto di anticonformismo. Mi scopro a pensare che anti-conformista è colui che è fuori dalla forma. Non è nella diversità o nella stravaganza che si trova l'anticonformismo, ma nell'avere orizzonti ampi. Tenere ampi i miei orizzonti, questo sto cercando di fare.

E finalmente mi sento bene nel capire che le cose sono fuori controllo: che niente si può decidere nè controllare; che possiamo solo abbandonarci.
Relax, it's all out of control. Sembra questo il mio mantra ultimamente. Perchè mi sento bene, e sollevata da molte responsabilità, nel pensare che le cose sono incontrollabili. Che alcune cose, come la vita e la morte, sono al di fuori della nostra capacità di decidere.

Imparo moltissimo dalle esperienze anche piccole che sto facendo: insegnare alle ragazze a scuola mi fa trovare speranza nel futuro. Mi rivedo in loro, la me di quando avevo 16 anni. In quell'età così difficile e complessa, e bellissima, quello che mi sento di dire loro, oltre alle lezioni su come ottenere creme corpo perfette, è di tirare fuori la loro sensibilità, e di stare attente a quello che c'è fuori. Senza paura.

Loro non lo sanno, ma mi insegnano molto.
Mi hanno insegnato che il futuro non è di nessuno, ma è di tutti. Che i figli non sono di chi li fa, ma dell'umanità.

Il mio approccio all'idea di maternità è completamente cambiato. Da figlia del sole nell'Acquario, adesso ho capito e appreso profondamente che fare un figlio non è un atto egoistico (voglio-avere-un-figlio), ma è un atto di amore nei confronti del futuro dell'umanità.

I figli sono semi di futuro, e non sono nostri.
Sono così sollevata, dopo tutto questo lungo percorso, sollevata dal desiderio, sollevata dall'ossessione, semplicemente attenta e rilassata.

Intanto, ritrovo la mia professione in negozio, giorno dopo giorno, riprendendo quella che è la cosa che riesco a fare meglio: ascoltare gli altri, provare a curarli. Un percorso terapeutico che mi riporta alle mie origini, figlia di due medici.

Mio padre mi ha insegnato a raccogliere chi cade. Lui forse non lo sa nemmeno, ma questa è l'eredità che sento fortemente provenire da lui.

Mi perdo nei colori dell'autunno, nelle foglie dell'albero magico che è nel giardino di Casa Edera da poco: un Acero Giapponese, bellissimo. Le sue foglie sono stelle, i suoi colori incredibili.

Cammino nei giorni, a volte di corsa, a volte dimenticandomi la cosa più importante: che è semplicemente...non fare niente. Aspettare, vivere, abbandonarsi, dare il meglio in ogni momento, vivendolo con profondità.

Ora capisco anche quello che alla scuola di teatro ci hanno insegnato: non fare niente. quando sei in scena, non devi fare niente! mi dicevano. E' vero: nella scena, come nella vita, ci vuole semplicità e purezza.

E finalmente mi è tornata la voglia di autoprodurre di nuovo: mi sono imbattuta in un libro bellissimo, questo qui


e voglio già fare le mille ricette che sono li dentro. Ho ripreso a fare pane, schiacciata, torte con la pasta madre. E nei prossimi giorni riprenderò l'uncinetto, che ormai giace abbandonato da mesi e mesi.



Eccole qua, le mie stelle d'autunno. A breve posterò di nuovo ricette ed esperimenti vari...non vedo l'ora di avere un pò di tempo da dedicare a nuovi spignattamenti.

Felice fine di Autunno!

3 commenti:

  1. E anche noi nella tua scia benevola, impariamo, ascoltiamo e impariamo ancora. Roby

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  2. Ciao Cecilia, che bello questo post. E' piano di consapevolezza ed entusiasmo.
    Mi piace tanto quello che scrivi su tuo padre. Anche il mio era medico e non si tirava mai indietro quando c'era qualcuno che aveva bisogno. Credeva molto nella sua professione come missione e mi ha insegnato tanto.
    Ti abbraccio forte forte
    Francesca (Cicabuma che ha cambiato account)

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